Auto elettriche e a metano, per l’abbattimento in tempi rapidi dello smog ed emissioni serra

Auto elettriche e a metano, è quello che serve per un abbattimento rapido dell’inquinamento da smog, è quanto emerge dai dati del rapporto Oil&nonoil della tre giorni a Verona Fiere.

I numeri che disegnano questo scenario sono contenuti in un rapporto che è stato presentato ieri a Oil&nonoil, la tre giorni che raccoglie a VeronaFiere oltre 120 aziende del settore e che in questa edizione punta i riflettori sul tema dei carburanti liquidi e gassosi di fronte alla sfida dell’innovazione tecnologica e della mobilità sostenibile (un’auto a gas già abbatte, rispetto a un motore convenzionale, circa il 40% dell’anidride carbonica e in maniera drastica ossidi di azoto e particolato).

Al 2030 – si legge nell’analisi presentata a Oil&nonoil – le associazioni di categoria stimano un potenziale di quasi 13 milioni di auto a gas circolanti in Europa: dieci volte il livello attuale. Gli autobus a gas arriveranno a un terzo del totale dei bus circolanti, i camion a un quarto, mentre i veicoli commerciali leggeri a gas si moltiplicheranno per 21.

Più gas non vuol dire meno elettrico: la crescita delle auto a metano e gpl si inserisce nella finestra che si apre tra la ritirata del diesel e la creazione di una rete capillare di alimentazione dell’auto elettrica. E anche i numeri dell’auto con la spina sono sorprendenti. Secondo le previsioni dell’Aie, l’Agenzia internazionale

dell’energia, nell’arco di poco più di un decennio – ricordano a Verona – i veicoli elettrici permetteranno di risparmiare una quantità di petrolio superiore all’intera produzione dell’Iran e pari a circa il doppio dei consumi italiani: 2,6 milioni di barili al giorno. Inoltre Bloomberg prevede che al 2040 ci sarà il sorpasso: un terzo del

parco circolante globale sarà composto da veicoli elettrici (le vendite di questi veicoli rappresenteranno la maggioranza, il 55% del totale). E già nel 2024 l’auto elettrica costerà meno di quella alimentata con i combustibili fossili.

Per arrivare a questi obiettivi è però necessaria una forte accelerazione perché i numeri dell’auto elettrica nel 2017 risultano ancora molto ridotti. Nel mondo sono 3,1 milioni. In Europa un milione. In Italia nel 2017 le vendite si sono fermate sotto quota 5 mila (contro le 287.000 vendute in tutta Europa), ma il Ministero dei

Trasporti stanzierà circa 30 milioni di euro per moltiplicare i punti di ricarica. Ed Enel prevede di installarne 7.000 punti entro il 2020, per un potenziale complessivo di 14.000 punti al 2022. Per accelerare il processo, la società dedicata del gruppo, Enel X, ha siglato 391 protocolli di intesa con altrettanti

Comuni italiani, oltre ad accordi con realtà industriali, commerciali e pubbliche amministrazioni che permetteranno di procedere a un ritmo di 60-70 installazioni a settimana. A fine anno 918 colonnine si aggiungeranno alle 1.578 già installate. Altre 100, invece, sono le stazioni di ricarica del progetto Eva+ già attivate, grazie al

finanziamento della Commissione europea, che permettono la ricarica di un veicolo elettrico in circa 20 minuti. E Verona, la città che ospita fino a giovedì Oil&nonoil, dà l’esempio con l’obiettivo di diventare la città italiana col maggior numero di punti di ricarica veloci per abitante in Italia: 100 in un triennio, pari ad uno ogni 5.140 abitanti contro una media nazionale pari a 14.338.

Anche la g-mobility, la mobilità a gas, è decisa a scendere in campo per guadagnare quote di mercato contribuendo ad abbattere l’impatto ambientale del trasporto. Secondo i calcoli delle associazioni europee di settore NGVA Europe (Natural & Bio Gas Vehicle Association) ed EBA (European Biogas Association), si potrebbe

arrivare a 12,6 milioni di auto a gas circolanti in Europa nel 2030, rispetto agli attuali 1,3 milioni. Quanto agli autobus a gas, le associazioni stimano una penetrazione del 33% sul parco circolante. Per i camion la quota scende al 25% (280 mila veicoli). Mentre per veicoli commerciali leggeri a gas la crescita è travolgente: si passerebbe da 9.000 circa a 190 mila.

Parallelamente a questa evoluzione, aumenterà anche la produzione di gas rinnovabile (biometano e biogas): nel 2030 le associazioni stimano un potenziale produttivo vicino ai 45 miliardi di metri cubi, a fronte di una produzione odierna di circa 2 miliardi di metri cubi, produzione teoricamente in grado di soddisfare l’intera domanda dei circa 13 milioni di veicoli previsti al 2030.

In questo quadro l’Italia può giocare un ruolo rilevante perché è leader del settore (rappresenta il 76,8% del parco europeo per le auto a metano e il 26% per quelle a Gpl). A fine 2017 in Italia il parco circolante a Gpl e metano è arrivato a rappresentare l’8,4% del totale di autovetture circolanti, pari a oltre 3,2 milioni di unità e può contare su oltre 4.000 distributori di Gpl e circa 1.250 di metano, ai quali si vanno ad aggiungere più di 20 stazioni che erogano Gnl (gas naturale liquefatto).

In uno scenario di elevata penetrazione delle auto a gas in Italia nel 2030 si arriverebbe, rispetto a uno scenario di non intervento, a un taglio di oltre 3,5 milioni di tonnellate di CO2 e 21 mila tonnellate di ossidi di azoto (studio della Fondazione sviluppo sostenibile per Assogasliquidi).

 

 

 

Redazione Fleetime