Automotive UE

L’Unione Europea spinge per city car BEV da euro, ma l’Italia, in accordo con Francia e Germania, chiede la revisione del Green Deal e maggiore flessibilità.

Automotive UE –  Il futuro dell’automotive in Europa è più che mai un campo di battaglia politico e ideologico. Mentre la Commissione Europea continua a esercitare pressioni per accelerare la transizione elettrica (BEV), l’insorgere di problemi di costo, l’avanzata della Cina e le crescenti resistenze interne stanno spingendo i principali Paesi membri a rimettere in discussione l’approccio rigido finora adottato.

Il dossier in discussione al momento è doppio: come rendere i veicoli elettrici accessibili e se l’Europa debba davvero puntare solo sull’elettrico a batteria.

L’Urgenza dell’Auto Elettrica Economica

L’Unione Europea ha riconosciuto che uno dei maggiori ostacoli all’adozione di massa dei veicoli elettrici (BEV) è il prezzo finale al consumo. La stragrande maggioranza dei modelli BEV disponibili ha un costo d’acquisto troppo elevato per la famiglia media, ben oltre i euro in molti segmenti.

Per superare questo gap e rendere l’elettrificazione sostenibile, le istituzioni europee stanno spingendo attivamente per lo sviluppo di una city car elettrica con un target price compreso tra i e i euro. L’obiettivo è chiaro: offrire veicoli puliti, ultracompatti e, soprattutto, economicamente accessibili, contrastando l’arrivo di modelli a basso costo provenienti dall’Asia.

Il Fronte Unito: Italia, Francia e Germania Chiedono Flessibilità

Di fronte a questa spinta monolitica verso il , un fronte autorevole di Paesi membri sta ponendo un veto strategico. Italia, Francia e Germania – che insieme rappresentano il cuore manifatturiero dell’industria automobilistica europea – hanno raggiunto una piena intesa sulla necessità di rivedere l’attuale rotta del Green Deal.

Il punto chiave non è frenare l’elettrificazione, ma adottare la neutralità tecnologica:

  1. Revisione del Green Deal: L’Italia, con il Ministro Adolfo Urso, ha ribadito con forza la necessità di rivedere le rigide scadenze e le regole che penalizzano altre soluzioni a basse emissioni.
  2. Neutralità Tecnologica: L’approccio chiede maggiore flessibilità e l’inclusione di tecnologie alternative come i carburanti sintetici (e-fuels) e l’idrogeno, in aggiunta ai veicoli ibridi di ultima generazione. L’idea è che la strada per lo zero emissioni non debba essere una sola, ma che si debba sfruttare l’innovazione in ogni settore.

Questa posizione comune non solo tutela l’enorme filiera produttiva e la componentistica ancora legata ai motori a combustione interna (soprattutto in Italia e Germania), ma riconosce anche che l’infrastruttura di ricarica in molti Paesi non è ancora pronta per supportare un’adozione di massa.

Il dibattito è quindi incentrato sul trovare un equilibrio: le ambizioni ambientali dell’UE devono scontrarsi con la realtà economica e industriale dei suoi Stati membri. L’esito di questo braccio di ferro politico determinerà se l’Europa imporrà un unico standard tecnologico o se consentirà una transizione più graduale e diversificata.

 

Redazione Fleetime

 

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