Dazi Auto 2025: cosa dice l’accordo USA-UE?
L’annuncio, accolto con un misto di sollievo e perplessità, delinea un nuovo scenario commerciale transatlantico.
Dazi Auto 2025 – un’intesa che promette stabilità, ma che porta con sé anche un prezzo salato. Domenica 27 luglio 2025, dopo intense negoziazioni, è stato raggiunto un accordo cruciale tra l’amministrazione Trump e l’Unione Europea in merito ai dazi sulle importazioni, con implicazioni dirette e significative per il fiorente settore automobilistico.
Le nuove aliquote per l’automotive
Il cuore dell’accordo è l’introduzione di un dazio del 15% sulla “stragrande maggioranza” delle esportazioni europee verso gli Stati Uniti. Questa aliquota include esplicitamente le automobili, segnando un cambiamento rispetto alle precedenti tensioni e alle minacce di dazi ben più elevati.
Per l’industria automobilistica europea, in particolare quella tedesca e italiana, questo 15% rappresenta una riduzione tangibile rispetto al 27,5% (25% specifico per le auto più un 2,5% generale) che gravava in precedenza sulle esportazioni verso gli USA. La minaccia di un dazio che potesse salire fino al 30% è stata, per ora, scongiurata.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che il 15% non è una tariffa zero. Rimane un costo aggiuntivo significativo rispetto al dazio medio pre-Trump (circa l’1%). Questo significa che, nonostante la riduzione, le auto prodotte in Europa e vendute in America continueranno a essere più costose per i consumatori statunitensi. Restano inoltre in vigore i dazi del 50% su acciaio e alluminio, materiali essenziali per la produzione di veicoli, un aspetto che la Commissione Europea ha dichiarato di voler affrontare in futuro.
Dazi auto 2025 – le ripercussioni sul mercato europeo
- Margini di profitto sotto pressione: Le grandi case automobilistiche europee, da Volkswagen a BMW, da Mercedes-Benz a Stellantis (per i suoi marchi europei), vedranno i loro margini di profitto sull’export verso gli USA erosi dal dazio del 15%. Dovranno decidere se assorbire il costo, intaccando la redditività, o trasferirlo, in parte o del tutto, sui prezzi finali per i consumatori americani, rischiando di perdere competitività.
- Accelerazione della produzione USA: Per mitigare l’impatto dei dazi, si prevede che le case automobilistiche europee con una forte presenza e investimenti negli Stati Uniti (come i colossi tedeschi del lusso) accelereranno i loro piani per aumentare la produzione direttamente sul suolo americano. Questo potrebbe portare a un minor volume di esportazioni dall’Europa nel lungo termine, influenzando la produzione e l’occupazione nel Vecchio Continente.
- Impegni europei e acquisti strategici: L’accordo non è solo una questione di dazi. L’Unione Europea si è impegnata a effettuare 600 miliardi di dollari in investimenti aggiuntivi negli Stati Uniti e ad acquistare 750 miliardi di dollari in energia e “un’enorme quantità” di equipaggiamento militare dagli USA nel corso del mandato presidenziale di Trump. Questi impegni, presentati come un modo per l’Europa di eliminare la dipendenza dai combustibili fossili russi, rappresentano un costo finanziario ingente e un trasferimento di risorse dall’UE agli USA, che potrebbe indirettamente influenzare il potere d’acquisto e la fiducia dei consumatori europei.
- Stabilità con un prezzo: Se da un lato l’accordo offre una maggiore “stabilità e prevedibilità” nelle relazioni commerciali transatlantiche, scongiurando una vera e propria guerra commerciale, dall’altro impone all’Europa un prezzo significativo in termini di costi diretti e impegni strategici. La Commissione Europea aveva già tagliato le previsioni di crescita, e questa intesa potrebbe influire ulteriormente sulla ripresa economica.
Redazione Fleetime
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