Visualizzazione di IMG_2001.JPGVisualizzazione di IMG_2001.JPGVisualizzazione di IMG_2001.JPGVisualizzazione di IMG_2001.JPGVisualizzazione di IMG_2001.JPGVisualizzazione di IMG_2001.JPGVisualizzazione di IMG_2001.JPGVisualizzazione di IMG_2001.JPGguida autonoma Quella che stiamo vivendo è l’epoca dell’automazione: non c’è un settore della nostra vita dove non sia presente un sistema automatico, autonomo o semi autonomo.

L’auto non può essere da meno: ci siamo abituati ad un sistema che impedisce blocco delle ruote durante un’importante frenata, mantenendo il controllo del veicolo ma anche ai più sofisticati controlli di trazione, fino ad arrivare al cruise control adaptivo che “segue” letteralmente l’auto che ci precede.
Oggi si parla tanto di auto pilota e lo si fa riportando le tragiche circostanze che hanno coinvolto alcuni veicoli, perlopiù elettrici, che quest’ultimo particolare rende ancora più interessanti: eppure pochi si soffermano a pensare a cosa potrebbe fare il cruise control non adaptivo, ovvero quello che impostata una velocità la mantiene, se l’autista si distraesse lasciandolo innestato durante un rallentamento : ovviamente una frittata.
Quella che noi chiamiamo guida autonoma è oggi una guida assistita, anche a bordo di auto moderne come le Tesla, dove un contratto con la casa madre riporta la natura sperimentale del sistema e richiede all’autista mani sul volante e continua attenzione.
Per me che ho provato per migliaia di km l’autopilot Tesla questo è significato un minore stress da guida continua un autostrada ed in alcuni casi un’ottima previsione di situazioni pericolose.
Ma in altre situazioni sono dovuto intervenire io, situazioni nelle quali ho dovuto io “insegnare” al sistema come intervenire.
Avete letto bene sulla nostra capacità di interazione e docenza nei confronti di questi sistemi, si tratta infatti di quello che noi tecnici chiamiamo “Fleet Learnings”, ovvero la continua lettura da parte di un sistema centrale (normalmente della casa madre e dei suoi partner tecnologici) dei dati della flotta auto, una vera e propria telemetria
Questi dati comprendono la posizione del veicolo, la posizione dell’acceleratore, velocità, accelerazioni laterali, combinati ai dati sul traffico e ad altri migliaia di parametri.
Ogni auto, ogni autista con il suo stile, insegna al resto della flotta come comportarsi come migliorare.
Dobbiamo essere tranquilli nel pensare che questi miglioramenti vengono recepiti ed inviati subito alle auto della flotta dotate della telemetria adeguata, mentre anni fa queste implementazioni venivano riportate solo sui modelli successivi di vettura a seguito dell’analisi dei sinistrigià successi e con notevole ritardo.
In pratica questa analisiin intempo reale” permette alla flotta di veicoli di comunicare situazioni di pericolo, modi in cui agire e precauzioni da intraprendere, questo è il primo passo dei sistemi vehicle to vehicle che vede per ora un sistema centrale governare il tutto, ma che in futuro permetterà all’auto che ci precede di qualche chilometro di dire alla nostra di evitare la tal buca sull’asfalto, posizionata alle coordinate x,y,x piuttosto che cominciare a spostarsi dalla corsia per lavori in corso.
Questo è il motivo principale per cui la guida autonoma non si fermerà di fronte ai pochi incidenti che sembrano tanti solo per il clamore mediatico, ma che sono infinitesimali e ben al di sotto della media nelle vere statistiche, ovvero quelle dei grandi numeri che decidono le strategie industriali delle case auto.
Le flotte si preparano ad essere sempre più autonome, passando dall’alleggerire il carico di lavoro dei nostri autisti, al pilotare in automatico le auto del Car sharing urbano, al tenere in corsia una motrice all’intervento sullo sterzo per correggere una traiettoria, fino alla possibilità di andare a fare ricarica da sola, mentre cerca parcheggio, tutte azioni che per le flotte significano risparmio, efficienza e maggiori introiti dovuti ai minori fermi macchina e per gli autisti minore stress e maggiore sicurezza, sicurezza che si riflette poi globalmente su tutti gli utenti della strada.
Ecco dunque l’equazione giusta che vede i sistemi di guida autonoma crescere come fu per l’abs, l’ebd fino alla frenata automatica ed il controllo di corsia: la flotta cresce ed impara dagli errori suoi e dei suoi autisti, al fine di apportare vantaggi al suo interno, migliorando continuamente, rendendo le strade ed il lavoro sempre più sicuri.
A cura di Daniele Invernizzi Presidente Ev-Now
Redazione Fleetime.