colonnine di ricarica elettrica in brianza
il 15 settembre è stato discusso durante il Consiglio dei Ministri lo schema di decreto relativo alla diffusione dei combustibili alternativi. Lo schema prende spunto dalla direttiva 2014/94/UE del parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, sulla realizzazione delle infrastrutture.
Due giorni prima, il 13 settembre, la Confartigianato di Treviso riunisce il proprio tavolo tecnico in sessione urgente, dietro indicazione del partner eV-Now!, al fine di analizzare lo schema ed individuare il corretto bilanciamento tra infrastruttura di ricarica elettrica e quella di rifornimento gassoso, nasce così un emendamento volto a dare indicazioni riguardo la direttiva ed il corretto sviluppo dell’infrastruttura dedicata ai veicoli elettrici.
Alcuni punti in particolare sono stati discussi nel documento ufficiale, vediamone alcuni.
L’obbligo di infrastruttura di ricarica per complessi abitativi superiori alle 50 unità. Questa discriminante pregiudica il diritto alla ricarica nella maggior parte dei condominii italiani, composti anche da sole 20 o 10 unità abitative.
Il decreto dovrebbe prevedere un obbligo simile a quello delle unità commerciali, ovvero basato sui metri quadri. 50 unità abitative da 50mq ciascuna, fanno da sole oltre 2500 metri quadri. Un condominio composto da 10 di questi appartamenti da solo supera i 500mq richiesti dalla normativa per l’installazione di ricarica condominiale, o meglio, della predisposizione dell’infrastruttura per punti di ricarica.
Ed è proprio su questi termini che si concentra una seconda obiezione: se la predisposizione di infrastruttura è importante (ovvero le tracce ed i conduttori elettrici), è altrettanto importante rendere completa una norma, integrando l’obbligo di installare direttamente anche le colonnine di ricarica, dal momento che oggi il mercato e la normativa sono sufficientemente chiari per il mercato europeo: connettore T2 mono o trifase e tutta la relativa normativa per la protezione elettrica.
In pratica, dato l’obbligo di predisposizione dell’infrastruttura, è corretto anche chiedere che questa sia completa ed operativa, onde evitare installazioni volanti e/o fittizie.
Sul fronte delle stazioni di servizio, lo schema riportava molto in ombra l’infrastruttura di ricarica elettrica, a favore dei distributori di gas come terzo prodotto.
Gli schemi guida europei sono chiari e sulle stazioni di servizio ci deve essere libertà di installare anche stazioni di ricarica rapida (escludendo la ricarica lenta ed accelerata, poiché inutile in un distributore di carburante, richiedendo una permanenza non sostenibile).
Sarà poi il gestore a valutare la convenienza dell’offerta, magari integrando le due tecnologie (gas ed elettrico), con una propensione allo sviluppo di una nuova filiera, variegando l’offerta e guadagnandone anche in immagine, oltre che in prospettiva di business. Va detto infatti che l’infrastruttura di ricarica rapida ha dei costi ben paragonabili a quella di approvvigionamento gassoso, oltre ad avere una durata in anni superiore ed una manutenzione inferiore.
Questi costi oggi ovviamente sono compensati da un circolante molto basso, ma è la diffusione di pochi distributori di metano negli anni passati ad aver innescato il mercato che oggi ne richiede una diffusione così capillare, dunque sulla stessa linea deve avvenire la diffusione dell’infrastruttura di ricarica elettrica, rispettando la libera concorrenza ed operando una neutralità tecnica richiesta a più voci in unione europea.
E’ Parigi a dimostrarci oggi che quasi tutti i carmakers stanno lavorando al veicolo elettrico ed ibrido plugin, veicoli che necessitano di un’adeguata infrastruttura che forzatamente arriva da scelte politiche allineate ai dettami dell’unione europea.
Daniele Invernizzi Presidente Ev-Now
Redazione Fleetime.