Il passaggio all’elettrico non coinvolge solo il Cliente finale su strada, e non obbliga ad una evoluzione solo l’Autoriparazione. Quale può essere il destino commerciale della componentistica in Italia?

La filiera Auto si chiama così non solo per definizione giornalistica. Riprendendo addirittura un passaggio del Presidente Giuseppe Conte all’Assemblea Pubblica di Anfia, nella quale il Premier ha riconosciuto che per ogni impiegato nella fase industriale dell’Auto se ne generano due nell’indotto, non si deve dimenticare che ogni evoluzione (positiva o negativa) nella storia del mercato auto “finale” genera ripercussioni sia sulle catene di montaggio, sia nell’autoriparazione e nella componentistica.

Da Israele alla Pennsylvania, le grandi rivoluzioni recenti

Così fu ad esempio nella grande crisi energetica degli Anni Settanta (Guerra del Kippur) con la tagliola imposta a determinate categorie di auto e motori; così fu nella conversione catalitica di inizio anni ’90; così infine sta avvenendo attualmente a partire dallo scandalo DieselGate, ad opera dell’EPA situata appunto in Pennsylvania.

Nel periodo del Kippur le incertezze globali e le tensioni sul prezzo del Petrolio determinarono in pochi anni un terremoto del quale si sarebbero visti gli effetti per molti anni successivi : un intero comparto industriale attivo soprattutto in Italia e Gran Bretagna – quello delle berline e delle Granturismo di stampo tipicamente artigianale – finì per essere decimato o fu assorbito da grandi Gruppi Industriali. Mentre la componentistica e l’autoriparazione si affacciavano piano piano – attraverso la formazione professionale e l’assortimento di magazzino – al Diesel, fino a tutto il 1960 riservato al trasporto merci ed all’agricoltura.

Nell’avvento della marmitta catalitica, dalla fine degli anni Ottanta ovviamente cominciarono a trovare meno spazio sia nella produzione che negli scaffali e nelle Officine i classici “carburatori”, rimpiazzati dai sistemi di iniezione e dall’iniziale avvento dell’elettronica al servizio delle funzionalità dell’auto.

In questo processo di trasformazione si determinò anche per conseguenza una minore attrazione del “Tuning” e della elaborazione individuale sostituita da una superofferta di versioni elaborate direttamente dal Costruttore di auto di serie. L’effetto connesso vide la necessità di re-industrializzare Marchi storici di componentistica i cui brevetti di colpo divennero carta straccia, contro il prevalere di grandi Corporate e dell’Industria elettronica; ed infine lo spostamento dell’asse commerciale dai singoli Marchi ai colossi del raggruppamento automobilistico globale.

Ora, ricordando in sintesi già questi due passaggi, Vi sembra che non abbiano avuto effetti rivoluzionari (in bene o in male) anche nella filiera della riparazione e nelle scelte delle Flotte?

Dal Dieselgate il Coutdown per il Gasolio?

E come dimenticare la guerra al Diesel – che mossa ben prima del Dieselgate – ha visto in questo scandalo la completa e generale abiura dei Costruttori che (uno dietro l’altro) si sono pubblicamente impegnarti a ridurre la quota di produzione e commercio di auto a Gasolio nel medio termine ?

Conseguenza “mediatica” – in questo caso iniziata dopo la crisi Lehman Brothers – è stata l’esplosione della mobilità elettrica; conseguenza pratica è stata invece la riduzione progressiva della immatricolazione di auto Diesel negli ultimi anni e la conseguente riconversione di magazzini Ricambi, siti produttivi, e parchi Auto.

Le Flotte Aziendali, per loro natura economica e strumentale, non sono solo una “Car List” di modelli e versioni a supporto delle finalità dell’Impresa titolare; sono anche dei cespiti che partecipano in forma positiva o negativa alla valorizzazione finanziaria dell’Impresa; e non ultimo possono costituirne un immediato “Biglietto da Visita” costituendo a volte il volano pubblicitario su strada delle attività dell’Azienda.

Per “mantenere” tutti i valori sopra esposti diventa fondamentale che il comparto dell’Autoriparazione e della Distribuzione Ricambi rimanga efficiente ed in ottima salute. Prima che questo tipo di analisi e previsioni, dunque, diventino prassi comune per altre piattaforme di divulgazione, Fleetime, tra i primi, cerca di capire come ed in che misura la transizione elettrica trasformerà – nel contesto nazionale – il mondo della componentistica.

Redazione Fleetime