Omologazione Euro 7: i costi nascosti schiacciano la filiera italiana
Nuovi e severi requisiti su durabilità, OBM e stress dei materiali BEV creano un onere finanziario insostenibile per i fornitori italiani.
Omologazione Euro 7 – mentre il dibattito pubblico sull’automotive si concentra sugli incentivi, sui lanci di nuovi modelli e sulle beghe finanziarie (come il caso Maserati), una vera e propria rivoluzione tecnica sta maturando in silenzio nei laboratori e tra i fornitori di componenti di alta fascia: l’introduzione di nuovi e più severi requisiti di omologazione sulla durabilità e la fatica dei materiali, dettati dalle specifiche finali della normativa Euro 7 e dalla crescente diffusione dei veicoli elettrici (BEV).
Secondo le nostre analisi, non ancora emerse nel dibattito mainstream, questi obblighi porteranno a un raddoppio degli sforzi ingegneristici e dei costi di sviluppo per la componentistica, mettendo a dura prova le PMI italiane.
Euro 7: non solo emissioni da scarico
Se finora si è parlato molto del controllo delle polveri sottili da freni e pneumatici, la vera notizia è l’estensione dei requisiti di conformità:
- Durata Prolungata: I nuovi veicoli dovranno mantenere la conformità sulle emissioni non-scarico (freni e pneumatici) per un periodo e chilometraggio significativamente maggiore (es. fino a 10 anni o 200.000 km, ben oltre lo standard attuale). Questo obbliga i fornitori a ridisegnare mescole e materiali per resistere all’usura su tempi molto più lunghi.
- Il Peso BEV e la Fatica del Telaio: I veicoli elettrici, a causa del peso massiccio del pacco batterie, esercitano una pressione straordinaria su sospensioni, freni, cerchi e giunti. Le nuove specifiche impongono test di fatica dei materiali e del telaio in condizioni estreme (temperature e carichi) per assicurare che la struttura del veicolo sopporti il sovraccarico delle batterie per l’intera vita utile. Questo è un requisito mai visto prima.
Il costo nascosto: OBM esteso
Il cuore dell’indiscrezione tecnica riguarda l’On-Board Monitoring (OBM).
Oltre al monitoraggio continuo delle emissioni dei motori termici, le specifiche finali richiedono che l’OBM si estenda al monitoraggio della vita utile delle batterie BEV e, indirettamente, della deteriorazione dei sistemi chiave (es. freni).
Questo significa che ogni veicolo dovrà integrare una quantità superiore di sensori e software di diagnostica complessi, in grado di registrare e trasmettere dati in tempo reale sull’efficienza di elementi che prima erano considerati semplicemente “parti soggette a usura”.
Il bivio per la componentistica italiana
Per l’Italia, dove la filiera è composta da eccellenze nella meccanica di precisione, telaistica e frenante, questa è una sfida critica:
- R&D Esponenziale: Per rispettare gli standard di durabilità e OBM, le aziende dovranno accelerare drasticamente la ricerca e sviluppo, un costo che le piccole e medie imprese faticano a sostenere senza un piano di supporto nazionale.
- Neutralità Tecnologica Al Ribasso: Gli investimenti richiesti per i motori a combustione interna (ICE) Euro 7 sono così alti che dirottano risorse vitali dall’elettrificazione, rendendo la doppia transizione (ICE evoluto + BEV) quasi impossibile da gestire finanziariamente per i fornitori.
La realtà è che questi nuovi requisiti non solo aumentano il costo finale dell’auto (come calcolato dall’ACEA), ma rischiano di escludere dal mercato le aziende che non possono permettersi la riqualificazione tecnologica per soddisfare i test di fatica e i nuovi standard OBM.
Fonte: Analisi esclusiva su documenti tecnici e standard di omologazione europei in fase di finalizzazione (Ottobre 2025).
Redazione Fleetime
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