Citroen 2CV, oltre 5 milioni di esemplari, rimasta in produzione per 42 anni, un pezzo di storia automobilistica

70 anni fa, il 7 ottobre 1948, il salone di Parigi ospitò la “prima” della Citroën 2CV. La vettura fece scalpore per la sua estrema essenzialità. Tanto che le critiche furono pesanti e irrisorie.

In quegli anni l’automobile aveva ancora un’aura di esclusività e l’auto come mezzo di massa era un’idea che s’infrangeva contro i gravissimi problemi di ricostruzione lasciati dalla guerra.

Però l’idea c’era, un po’ sotto tutte le bandiere (basti pensare alla tedesca Volkswagen Maggiolino) e i giudizi della critica furono smentiti dal consenso ottenuto dalla vettura presso il pubblico, allettato dal prezzo annunciato: 185 mila franchi, il più basso del mercato in assoluto.

Dalle fattezze sinuose della carrozzeria allo sguardo simpatico determinato dagli “occhioni” che campeggiavano ai lati del cofano, dalla semplicità costruttiva che, però, non impedì di abbinare il piccolo motore bicilindrico di 375 a un cambio quattro marce (una rarità per l’epoca) sino all’ampiezza dell’interno, che decretava una notevole funzionalità.

Proprio quest’ultima fu uno dei pilastri su cui poggiò lo sviluppo del progetto, definito internamente Tout Petite Voiture. In altri termini: auto molto piccola. Le cronache riportano che Pierre-Jules Boulanger, che guidava la Citroën per conto dei Michelin,

prima di deliberare la produzione provò tutti i duecentocinquanta prototipi realizzati, salendo a bordo per vedere se l’accessibilità era agevole anche per un contadino francese con il cappello in testa.

Il target di riferimento della 2 CV, quindi, includeva anche gli agricoltori. Infatti, tra i requisiti chiesti ai progettisti c’era anche quello legato al fatto che la Petite Citroën (come venne poi soprannominata) potesse andare dappertutto, anche nei campi arati. Una possibilità propiziata anche da altre caratteristiche tecniche, ovvero la buona altezza da terra e la leggerezza dovuta al fatto che la carrozzeria era imbullonata a un telaio d’acciaio.

La TPV di prima della guerra presentava soluzioni molto originali. Nelle immagini colpisce l’unico faro posto sul cofano, o i finestrini realizzati in due parti con quella inferiore ribaltabile verso l’alto, all’esterno della vettura.

Ma ben altri erano i contenuti innovativi, soprattutto per quel che riguardava i materiali impiegati. La TPV aveva infatti carrozzeria in, lega leggera in alluminio (duralinox) con la parte anteriore fittamente ondulata al fine di renderla più rigida.

In lega d’alluminio era anche il motore (sia blocco che le due testata monocilindriche: era un bicilindrico boxer di 375 cc, ispirato da quello motociclistico della BMW). Per le sospensioni, con un’impostazione originale di interconnessione longitudinale, erano utilizzati bracci in magnesio. Per assicurare una marcia confortevole e sicura fu anche studiato un sistema che nelle frenate attivava una azione di contrasto alla tendenza della vettura ad alzare la parte anteriore.

Il successo  della Tout Petite Voiture

Fu con questa nuova fisionomia, tutta dettata dalla volontà di offrire al mercato un’auto versatile, economia e abbastanza confortevole, che la Citroën 2CV affrontò il mercato.

Iniziava così una carriera che vide poi arrivare la versione furgoncino, poi le derivazioni con altri nomi, sino alle proposte impossibili (la 2CV Sahara con due motori) e a cambiare profilo, diventando una vettura alternativa, modaiola, tutta simpatia.

Tutto reso possibile dal fatto che, a dispetto degli sberleffi iniziali della critica, la Citroën 2CV ottenne subito un formidabile successo commerciale.

I libri di storia ci consegnano un dato più che emblematico in proposito: nei primi Anni 50 la voglia di 2CV era talmente forte che l’attesa per un esemplare nuovo arrivava a toccare i 5 anni.

Tanto che gli esemplari usati costavano molto di più di quelli nuovi! Il successo è poi proseguito per decenni, fino al bilancio conclusivo che parla di 5.114.959 esemplari venduti in 42 anni di carriera.

 

Auguri mitica Dondolona !

 

 

Redazione Fleetime