Oli usati, nel nostro Paese oggi il 95% dei lubrificanti usati raccolti è avviato a rigenerazione, con 8 anni di anticipo sui limiti prefissati. Ue chiede alle altre nazioni di seguire l’esempio italiano che sarà spiegato il 24 aprile alla Commissione.

Siamo i primi, con un anticipo di otto anni rispetto agli obiettivi prefissati. Il settore è quello del recupero e del riciclo degli oli lubrificanti usati, un materiale altamente inquinante se eliminato in modo scorretto nell’ambiente. È un primato che vede l’Italia di gran lunga all’avanguardia in Europa, tanto che il prossimo 24 aprile il Consorzio obbligatorio degli oli usati (Coou) e Viscolube sono stati invitati per presentare a Bruxelles davanti alla Commissione europea e al vice presidente Jyrki Katainen i metodi che hanno consentito al nostro Paese di avviare alla rigenerazione oltre il 95% degli oli usati raccolti.

Risparmiati 3 miliardi di euro

Dal 1984 la rigenerazione degli oli lubrificanti usati grazie al Coou (ente senza fine di lucro) ha permesso all’Italia di risparmiare 3 miliardi di euro sull’importazione di petrolio. Attualmente oltre un quarto degli oli lubrificanti utilizzati (non solo per l’autotrazione, ma anche per le macchine utensili) proviene dalla rigenerazione di oli usati.

Alzare il limite

Il Parlamento europeo lo scorso 14 marzo ha approvato il pacchetto sull’Economia circolare e, per quanto riguarda gli oli usati, ha indicato nell’Italia l’esempio che tutta l’Ue deve seguire. Il governo italiano, forte dell’esempio nazionale, chiederà con l’emendamento 195 all’Ue di alzare entro il 2025 almeno all’85% il limite europeo di raccolta e rigenerazione. La Spagna attualmente è al 68%, la Francia al 60%, la Germania al 50%, la Gran Bretagna rigenera solo il 14% degli oli usati.

Redazione Fleetime

fonte: sera.it