Auto Europa

I dati di Allianz Trade mostrano una flessione nel mercato continentale, con un calo significativo in Italia, Germania e Francia. La situazione è critica soprattutto per le auto elettriche, che nel nostro Paese faticano a superare il 5% delle vendite totali.

Auto Europa – Il settore automobilistico europeo sta attraversando un periodo di evidente difficoltà. Nel corso dei primi sette mesi del 2025, le immatricolazioni nel continente hanno registrato una contrazione dello 0,7%, un dato che segna una battuta d’arresto nella ripresa post-pandemica. A pesare sul risultato complessivo sono le principali economie, che mostrano cali preoccupanti: l’Italia segna un -4%, la Germania un -2% e la Francia un -8%.

Nonostante il quadro europeo sia già complesso, la situazione in Italia appare particolarmente critica. La transizione verso l’elettrico, che altrove procede a ritmi più sostenuti, nel nostro Paese ha trovato un ostacolo insormontabile. Il mercato delle auto a batteria si è di fatto immobilizzato, fermo a una quota del 5% delle vendite totali.

Questo stallo non è un caso, ma il risultato di una serie di problemi strutturali che ne stanno rallentando la crescita:

  • Infrastrutture di ricarica insufficienti: La scarsa presenza di colonnine sul territorio nazionale genera insicurezza e la cosiddetta “ansia da autonomia” tra i potenziali acquirenti, che temono di non poter viaggiare liberamente.
  • Instabilità degli incentivi statali: La mancanza di un piano a lungo termine e i continui cambiamenti nelle politiche di incentivo rendono i consumatori prudenti e poco propensi a investire in veicoli elettrici, a causa della mancanza di chiarezza e continuità.
  • Carenza di filiere industriali dedicate: L’Italia sconta anche la mancanza di un ecosistema industriale robusto e specializzato nella produzione di componenti per i veicoli elettrici, rendendo il settore meno competitivo e dipendente dall’estero.

In sintesi, la debolezza del mercato auto italiano non è solo un sintomo della congiuntura economica, ma riflette anche le profonde lacune che rischiano di farci perdere terreno nella corsa globale alla mobilità sostenibile.

Redazione Fleetime
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