BEV da 15.000

L’Unione Europea spinge per city car BEV da euro, ma l’asse Italia-Francia-Germania respinge l’ideologia del “soltanto elettrico” per salvare industria e posti di lavoro.

BEV da 15.000 – il futuro della mobilità in Europa è appeso a un paradosso sempre più evidente: il tentativo di rendere l’auto elettrica accessibile rischia di far implodere il cuore produttivo del continente. Il paradosso è evidente. L’Unione Europea, riconoscendo che i veicoli elettrici a batteria (BEV) sono troppo costosi per la massa, sta pressando per lo sviluppo di una city car elettrica con un prezzo compreso tra i e i euro. L’obiettivo è duplice: competere con i modelli cinesi in arrivo e rendere l’elettrificazione popolare.

Tuttavia, il fronte guidato da Roma, Parigi e Berlino risponde con un secco “no, grazie” alla logica di una soluzione unica. La loro posizione, espressa chiaramente dal Ministro italiano Adolfo Urso e condivisa dai suoi omologhi tedesco e francese, è: il prezzo giusto non può imporre una tecnologia sbagliata.

Il Vero Motore della Rivolta: Industria e Occupazione

La richiesta di flessibilità e neutralità tecnologica non è un tentativo di frenare la lotta al cambiamento climatico, ma un disperato appello al realismo industriale. L’attuale percorso UE sta creando una “tempesta perfetta” per le economie più manifatturiere:

1. Il Massacro dei Posti di Lavoro

La transizione accelerata verso il BEV è meno esigente in termini di manodopera rispetto alla produzione di motori termici. Colossi come Bosch hanno già annunciato migliaia di licenziamenti in Germania (un trend che colpisce tutta la componentistica), dimostrando che il “Green Deal” sta causando un bagno di sangue occupazionale. Permettere l’uso di e-fuels, ibridi evoluti e idrogeno darebbe tempo alla filiera di riconvertirsi gradualmente, salvando migliaia di posti di lavoro.

2. La Mancanza di Infrastrutture

L’UE ignora che l’infrastruttura di ricarica è ancora disomogenea e insufficiente. Impiegare un BEV di prima generazione, magari nella fascia economica con autonomia limitata, è impraticabile per milioni di cittadini. La neutralità tecnologica consentirebbe a Paesi diversi, con diversi livelli di sviluppo della rete, di scegliere le soluzioni più immediate e adatte al proprio parco circolante.

3. Competitività Globale

Mentre l’Europa si auto-infligge una cura dimagrante dolorosa con regole rigidissime (i produttori hanno dovuto persino chiedere una dilazione sui target di emissioni del 2025), la Cina avanza inesorabilmente. La sola risposta non può essere il BEV economico, ma una strategia che permetta all’industria europea di sfruttare tutte le sue eccellenze tecnologiche, incluse quelle sul motore a combustione alimentato in modo sostenibile.

Il Bivio Finale di Bruxelles
Il confronto è ormai senza precedenti e pone il futuro dell’industria automotive al centro del dibattito politico continentale. L’Asse Roma-Parigi-Berlino sta forzando l’UE a un bivio: salvare il dogma ideologico del BEV rischiando il collasso economico e sociale in Paesi chiave, oppure adottare un approccio pragmatico che consenta più soluzioni per la mobilità pulita.

Quale sarà il punto di caduta tra le ambizioni ambientali di Bruxelles e la cruda realtà economica di Berlino e Roma? L’Europa deve decidere se preferisce la teoria o i fatti.

 

Redazione Fleetime

 

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