Industria tedesca contro il bando 2035: l’allarme dei fornitori
I colossi della componentistica Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF denunciano che il divieto sui motori a combustione mette a rischio migliaia di posti di lavoro. Chiedono a gran voce “apertura tecnologica” e il riconoscimento degli e-fuel per salvare il settore.
Industria tedesca – Il conto alla rovescia per lo stop alla vendita di auto con motore a combustione nel 2035 sta innescando un vero e proprio terremoto nell’industria automobilistica tedesca. A lanciare il più forte grido d’allarme non sono le grandi Case madri, ma i giganti dell’indotto e della componentistica: Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF. In una lettera inviata ai politici tedeschi, hanno denunciato che la situazione per i fornitori “sta precipitando”, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro.
Una transizione troppo rigida
La critica principale mossa dai quattro colossi non riguarda la transizione verso l’elettrico, ma la rigidità con cui l’Unione Europea ha imposto il divieto. L’industria lamenta che il passaggio ai veicoli a batteria minaccia interi segmenti produttivi e un gran numero di posti di lavoro, dato che i motori elettrici richiedono meno componenti e meno manodopera.
“Vogliamo che l’elettromobilità abbia successo, ma questo non accadrà vietando altre tecnologie“, si legge nella missiva. L’appello è a rivedere la normativa e a considerare con maggiore attenzione l’uso di carburanti sintetici (e-fuel), una tecnologia che permetterebbe di mantenere in vita il motore a combustione rendendolo climaticamente neutro.
L’Europa a un bivio: tecnologia vs ideologia
L’allarme dei fornitori tedeschi, pilastro dell’intera industria europea, arriva in un momento cruciale, alla vigilia della clausola di revisione del 2026 sul bando UE. Le aziende chiedono a gran voce che la politica europea adotti un approccio di “apertura tecnologica”, non basato su imposizioni ma sulla possibilità di perseguire più strade per raggiungere l’obiettivo climatico del 2050.
La posta in gioco è alta: il divieto rischia di tradursi in una massiccia perdita di competenze e posti di lavoro, colpendo al cuore l’industria tedesca che ha costruito il suo successo proprio sull’eccellenza dei motori. Resta da vedere se le richieste di Bosch, Mahle, Schaeffler e ZF troveranno ascolto a Bruxelles, offrendo una via d’uscita a un settore che si sente sempre più a un bivio.
Redazione Fleetime
Fonte web
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