immatricolazioni novembre

 

Secondo i dati diffusi oggi dal Ministero dei Trasporti il mese di novembre si è chiuso con 145.835 immatricolazioni di auto nuove, segnando un +8,2% rispetto allo stesso mese del 2015.

Commenta Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto: “A novembre, al di là del segno più – che è sempre benvenuto – il mercato è simile a ottobre e registra una nuova flessione del tasso di crescita oltre a un trend in netto calo rispetto a quello riscontrato nel progressivo annuo. Diminuzione della crescita, rispetto alla media dei mesi precedenti, di circa il 50%. Le ragioni sono molteplici: in primis l’indice di fiducia dei consumatori – fonte Istat – che scende sia per i privati che per le imprese, ma poi c’è l’“effetto referendum”, e del timore di quello che può accadere dopo il voto. Mentre l’incremento della domanda dei privati, e quindi delle famiglie, rimane contenuto, volano sicuramente aziende e noleggio. Questo soprattutto per merito del superammortamento del 140% che rende più equa la pressione fiscale sulle aziende.

Federauto ritiene che essendo a portata di mano il traguardo di 1.850.000 immatricolazioni annue, occorre valutare con molta cautela gli sviluppi per il 2017 legati, prima di tutto, alla stabilità politica post referendaria e al tasso di crescita, purtroppo contenuto, del Paese. La Federazione sottolinea che sta per concludersi

un anno straordinario e, ad oggi, appare difficile ipotizzare nuovi tassi di crescita per il 2017, specie nel raffronto con un primo semestre 2016 assolutamente da record. Conclude Pavan Bernacchi: “Il mese di novembre è stato caratterizzato dalla novità della vendita on-line di alcune auto su Amazon, secondo un processo definito che ha come attore principale i concessionari. E proprio l’esperienza in corso dimostra che il concessionario difficilmente verrà spazzato via dal web, come è accaduto per altri settori merceologici. Questo da una parte perché il prodotto auto è un bene mobile registrato complesso, costoso, voluminoso, pesante e durevole; dall’altra perché un operatore che volesse sostituirsi ai concessionari dovrebbe mettere sul piatto circa 2 miliardi e mezzo per garantire gli stock pronta consegna, 1.400.000 metri quadrati di superficie di commerciale in oltre 5.000 sedi dislocate sul territorio, oltre a garantire il lavoro a 178.000 addetti, anche nella distribuzione dei ricambi e nella riparazione degli autoveicoli. Inoltre vendere un autoveicolo vuol dire anche capacità di permuta e di consulenza nel complicato mondo dei servizi: assicurazioni, finanziamenti, estensioni di garanzia. E molto altro ancora. Senza tirare in ballo il rapporto umano che non può essere soppiantato da un click. Il nostro è un mestiere complesso, bellissimo e difficile. Caratterizzato da grandi fatturati e piccoli margini. Settore dove molti, nel tentativo di sostituirsi a noi, hanno accumulato  pesanti perdite. Perdite che li hanno convinti a dedicarsi ad altro. Conclude Pavan Bernacchi: “Ad ogni modo i concessionari vogliono cavalcare il futuro e in questo senso sfruttano già da anni tutto quello che il web offre. Infatti in termini di informazioni, trasparenza, consultazione, configurazione, il web è imbattibile. Poi però si va fisicamente dal concessionario che offre strutture, standard, processi, serietà, personale qualificato, ricambi e assistenza, senza contare la permuta dell’usato, la cura degli aspetti burocratici di un bene mobile registrato, e la consulenza dei servizi finanziari, assicurativi e di post vendita. Il modello del dealer cambierà nel futuro? Noi siamo pronti. Il web ci disintermedierà? Probabilmente no”.

 

Fonte: Ufficio stampa Federauto.

Redazione Fleetime.