Il settore automotive dovrà prepararsi al probabile giro di vite in programma dalla UE per le endotermiche

Tutela ambientale – Auto più sicure e meno inquinanti, ma anche un settore energetico più competitivo a livello Ue. Le principali novità del nuovo anno, annunciate dalla Commissione europea, riguardano soprattutto il comparto automobilistico e il mercato energetico dei Paesi Ue, due settori strategici dell’economia continentale che si trovano al centro di una serie di cambiamenti imposti dal contrasto al riscaldamento globale e dalle nuove sfide tecnologiche.

Inquinamento auto – cosa è cambiato da gennaio 2020

Dal primo gennaio 2020 il mercato delle auto ha fatto i conti con i nuovi standard di prestazione dei veicoli con riferimento alle emissioni di CO2. Le nuove norme, che sono state applicate a tutte le autovetture e furgoni, prevedevano una progressiva diminuzione dell’inquinamento atmosferico dovuto al traffico su gomma. I veri effetti delle nuove regole si potranno valutare tra qualche anno, quando il nuovo sistema di riduzione delle emissioni di gas serra entrerà a pieno regime. Entro il 2025, le case automobilistiche dovranno infatti abbattere del 15% le emissioni dei propri veicoli rispetto ai livelli del 2021. Nei prossimi dieci anni il comparto auto europeo dovrà ulteriormente abbassare la propria quota di emissioni del 37,5% per le vetture familiari e del 31% per i furgoni. Le regole entrate a inizio 2020 attualmente in vigore includono anche meccanismi che incentivano l’adozione di veicoli a zero e basse emissioni. L’obiettivo di Bruxelles è quello di riconvertire al più presto l’intero settore della mobilità per raggiungere il traguardo delle zero emissioni fissato per il 2050.

Tutela ambientale – Il nuovo regolamento della commissione UE – endotermico in via di estinzione

Sulla tutela dell’ambiente l’Europa ha fatto una scelta precisa; vuole essere leader mondiale. E questo ha avuto naturalmente fortissime ripercussioni sull’industria automotive che, dal terremoto del dieselgate in poi si è dovuta misurare con una normativa sulle emissioni tra le più stringenti in assoluto nel chiaro intento di puntare tutto sull’elettrificazione.

Dalle ultime informazioni ottenute la Commissione Ue ha messo in cantiere anche un altra mossa che potrebbe dare il colpo di grazie a benzina e diesel. E questa volta si tratta di nuovi limiti emissivi, ma di un meccanismo più complesso legato a doppio filo ai mercati finanziari.

Tutela ambientale – Investimenti e sostenibilità

Per inquadrare bene la situazione occorre fare prima un passo indietro. Lo scorso giugno il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva il regolamento sulla classificazione degli investimenti sostenibili, che fissa i sei obiettivi ambientali che deve perseguire un’attività economica per essere riconosciuta come “green”:

  • la mitigazione dei cambiamenti climatici
  • l’adattamento ai cambiamenti climatici
  • l’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine
  • la transizione verso un’economia circolare
  • la prevenzione e il controllo dell’inquinamento
  • la tutela e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi

E a questi sei obiettivi sono stati affiancati anche quattro requisiti che le attività devono soddisfare:

  • fornire un contributo sostanziale ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali
  • non arrecare danni significativi a nessuno degli altri obiettivi ambientali
  • essere conformi a criteri di vaglio tecnico solidi e basati su dati scientifici
  • rispettare le garanzie minime di salvaguardia sul piano sociale e della governance

Tutela ambientale – le auto nel mirino

L’esecutivo Ue ha stilato e messo in consultazione – fino al 20 dicembre – la proposta con il primo elenco delle attività da considerare sostenibili. Tra queste, nel settore trasporti, c’è la produzione delle auto (e dei van).

Le auto a cui fa riferimento sono con emissioni di CO2 inferiori ai 50 g/km (allo stato quindi elettriche e plug-in) fino alla fine del 2025, e solo di quelle a 0 emissioni dal 2026. Non un nuovo limite alle emissioni quindi, ma un modo per scoraggiare sempre di più la produzione di veicoli con motori a combustione.

 Il nodo della finanza

Il perché è presto detto: in un mondo sempre più attento alla sostenibilità, è sotto gli occhi di tutti quanto i flussi finanziari si stiano muovendo sempre di più verso gli investimenti considerati “ecocompatibili”.

E questo avviene per i privati, ma anche e soprattutto per i fondi e gli investitori istituzionali. Basti pensare a quanto ripetuto fino ad oggi sul Recovery Fund europeo, che vuole puntare espressamente solo sulle attività green. Ma al di là di quelli che potrebbero essere i futuri paletti dei contributi europei o degli attori pubblici, “finire nel libro dei cattivi” può diventare in senso assoluto una grana non da poco per il reperimento dei capitali.

Come sempre monitoreremo con grande attenzione l’evoluzione della vicenda, ma una cosa è certa: anche stavolta dalla Commissione è arrivato un segnale netto su quale sia la strada che intende percorrere per il futuro (che però è già “presente”) dei trasporti.

 

 

 

Redazione Fleetime

 

 

Fonte press Insidevs