Peer-to-peer, è la nuova frontiera della sharing economy applicata ai trasporti, sempre più condivisioni auto tra privati

IL futuro punta tutto sulla cosiddetta sharing economy”, e anche il mondo dei trasporti si è adeguato aprendosi al car sharing, al car pooling (la condivisione di un semplicemente spostamento, e non del mezzo in sé e per sé) e infine al car sharing peer-to-peer. Che, contrariamente a quello tradizionale, vede i privati cittadini, e non le aziende, condividere i loro mezzi privati con altre persone.

Come funziona il “peer-to-peer”  

La start-up, nata nel 2009 con il nome dei RelayRides, ha aumentato drasticamente gli iscritti a settembre 2017, quando il gruppo Daimler (quello dei marchi Mercedes e Smart) ha deciso di investirvi oltre 90 milioni di dollari per espandere la piattaforma in Europa, in particolare grazie al servizio di noleggio auto tedesco Croove

Oggi ha oltre 4 milioni di iscritti e 170mila auto a disposizione, un incremento rispettivamente del quadruplo e del triplo rispetto al 2015. Segno che la richiesta per questa tipo di servizi è in crescita, come confermato anche da Andre Haddad, amministratore delegato di Turo: “Vogliamo che sempre più persone capiscano di avere a disposizione una piattaforma in grado di modificare l’economia quando si tratta di possedere automobili”, aveva spiegato a settembre a Usa Today.

Le case automobilistiche investono nelle start-up  

Le aziende automobilistiche si adeguano ai tempi: Ford ha acquistato la start-up specializzata in noleggio furgoni Chariot, General Motors ha investito 500 milioni in Lyft, rivale di Uber, e Bmw ha acquisito l’app di car pooling Scoop. Quello che ha deciso di fare Daimler, però, è privilegiare un’app che mette al centro la proprietà dell’auto, cercando un compromesso tra il calo delle vendite e l’aumento dei noleggi: stando alle statistiche di Turo, chi si iscrive alla piattaforma lo fa principalmente per coprire i costi legati al possesso dell’auto(rate, assicurazione, benzina, tassa di proprietà, manutenzione) o addirittura per permettersi l’acquisto di un veicolo che va oltre le loro possibilità economiche.

L’esempio arriva confrontando il guadagno di un proprietario di una Honda Civic nuova, in grado di rientra di una rata da 283 dollari al mese con 11 giorni di noleggio. Il proprietario di una Tesla Model S è ancora più fortunato: oltre mille dollari guadagnati di media con un noleggio di 7 giorni.

Il possesso cede il passo al noleggio  

Ovviamente, il successo della transazione (e in generale dell’applicazione) dipende dagli iscritti: chi affitta un’auto su Turo deve presentarla in buone condizioni e può scegliere l’opzione di ritiro in un posto stabilito o di consegna a domicilio, mentre chi affitta deve restituire il veicolo nelle stesse condizioni in cui l’ha ricevuto e con il pieno. La differenza rispetto alle tradizionali compagnie di noleggio è che questa tipologia di app (rientrano nella categoria anche SnappCar, acquisito da Europcar, il già citato Scoop, GetAround Get My Car, attiva anche in 5 città italiane, che consente di noleggiare auto attraverso la geolocalizzazione direttamente da privati) fornisce molta più scelta a chi è in cerca di un’auto.

 

 

 

Redazione Fleetime