Terremoto su Taiwan

Flotte e Chip, il ritorno della crisi?

Terremoto a Taiwan – l’80% di una moderna automobile è fatta di componenti elettronici. Quota che corrisponde anche, purtroppo, alla soglia di spreco e non recupero degli oltre 50 milioni di tonnellate di rifiuto elettronico che ogni anno mediamente vengono
prodotti nel mondo secondo i rilievi del “Global E-Waste Monitor” delle Nazioni Unite: appena il 20% di questo tesoro di silicio e materiali preziosi viene recuperato, mentre l’immenso tesoro di codici sorgente, capacità di memoria e potenza di calcolo viene invece irrimediabilmente perso nella fase di rifiuto.

Questo fa capire quanto la dimensione elettronica nella Supply Chain automobilistica sia discriminante, soprattutto in considerazione dell’assetto logistico della fornitura mondiale che ha sede a Taiwan, dove nasce il 60% della produzione globale di Chip convenzionali ed il 90% di quelli di concetto avanzato.

Il produttore più attivo in quello che è chiamato “lo scudo di silicio” (l’industria locale) è TSMC, che lo scorso anno ha aperto uno stabilimento in Arizona. Un provvedimento importante, unito a quello di Aziende concorrenti che hanno da poco
aperto Stabilimenti in Giappone ed Est Europa, legato alle prospettive di crescita che il comparto proietta fin da questo anno: OMDIA Research pochi mesi fa aveva previsto un boom di 600 miliardi di Dollari di valore della Supply mondiale legata al Microchip, pari a circa il 20% del valore complessivo globale del valore di tutta la filiera della subfornitura.

Microchip: la crisi post Covid stava appena rientrando

Una previsione esponenziale solo se confrontata con una precedente ricerca di BSG – Boston Consulting Group che nella ricerca “Rewriting the Rules of Software Defined Vehicles” aveva previsto un valore di 650 miliardi di dollari per l’intero comparto “SVD” (Software Defined Vehicle).

Ed ovviamente stiamo parlando di un comparto industriale in piena ripartenza dopo la crisi dei semiconduttori seguito al Lockdown del 2020. Tutto questo, probabilmente, sarebbe stato parte del programma di dibattito della prossima “Taiwan Tech Conference” organizzata a Taipei da OMDIA tra due settimane.

Poche ore fa Taipei (come una larga parte del territorio di Taiwan e del suo arcipelago) sono stati vittima di un devastante terremoto di magnitudo 7,4 sul versante della Costa orientale che ha avuto conseguenze tragiche sulle persone sul territorio e su cui è da poco rientrata una allerta Tsunami.

Terremoto Taiwan, crisi politica ed effetti sulla Supply di semiconduttori

TSMC ha comunicato l’interruzione delle attività e l’evacuazione del personale dai siti di produzione ed uguale provvedimento ha preso la UMC (United Microchips Corp.) che di fatto è la principale concorrente di settore, mentre ASE Tech Holding
Co. non ha ancora lanciato un proprio comunicato.

Taiwan è storicamente un territorio a forte rischio sismico, ma questo terremoto è il più grave dopo un quarto di secolo e diverse strutture civili ed industriali – seppure concepite ad hoc – non hanno retto. Ma soprattutto dopo la crisi della subfornitura
post Covid non è solo il rischio sismico ad aver reso Taiwan zona critica: incombe infatti anche una linea di tensione geopolitica e militare su un territorio produttivo cruciale sia per il settore civile e commerciale che per quello militare. E le tensioni
tra potenze in contrapposizione fanno da sottofondo al problema sismico. “Potrebbe essere il motivo” per cui TSMC ha aperto il sito di produzione in Arizona a regime non prima del 2027.

Guerra Ucraina, Baltimora, JN1, Terremoto: tempesta sull’Auto?

Gli effetti potenziali del sisma a Taiwan sono l’ultimo ennesimo corollario che segue ad un outlook del settore Automotive che sotto l’aspetto della Supply è davvero un bollettino di Guerra. Come quello tra Ucraina e Russia, il cui impatto sul settore Auto è stato pesante sia per l’aumento del prezzo delle risorse energetiche che per la disponibilità di metalli fondamentali (nichel, palladio, rame, gas neon); oppure come il bollettino di guerra legato al crollo del Ponte di Baltimora, snodo fondamentale per la logistica Automotive con un flusso di passaggio di almeno 750.000 auto lo scorso anno e del 42% della componentistica nazionale da e verso il mondo. Per concludere con i nuovi allarmi provenienti dalla Cina con i nuovi ceppi riferibili all’allarme COVID da fine Marzo scorso.

In questo momento si è aperta una incognita pesante che grava su: Tecnologie CMOS avanzate per applicazioni ADAS ad alta intensità di calcolo; Tecnologie RF per connettività 5G e radar a onde millimetriche (mmWave); Tecnologie di memoria non
volatile (NVM) per unità microcontrollore (MCU) e memoria di intelligenza artificiale (AI) di prossima generazione; Tecnologie CMOS Image Sensor (CIS) per sensori di immagine CMOS/Light Detection and Ranging (LiDAR) ad alta sensibilità; Tecnologie BCD per circuiti integrati di gestione dell’energia (PMIC); Ecosistemi IP automobilistici.

Insomma, sull’insieme della catena vitale della nuova produzione Automotive. Capiremo più avanti che effetti sortirà tutto questo su un mercato ancora critico.

 

 

Redazione Fleetime Roma

 

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