SEMICONDUTTORI AUTO

Sempre più i costruttori auto accorciano la produzione, quanto gli costerà la carenza dei semiconduttori?

Semiconduttori auto –  il mercato negli ultimi anni ha dovuto affrontare enormi sconvolgimenti macroeconomici e, quando il COVID-19 ha preso piede a livello globale, molti stabilimenti di produzione si sono fermati, in particolare nel settore automobilistico. Allo stesso tempo, la domanda pandemica è aumentata per altri prodotti come l’elettronica di consumo durante i periodi di “lockdwon” e i produttori di semiconduttori hanno iniziato a servire le industrie che stavano aumentando gli ordini.

Dato che la capacità del modello operativo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 è sempre prenotata con mesi di anticipo, i produttori hanno dimostrato grande agilità nella loro risposta al perno e allo sfruttamento della continua elevata domanda, nonostante le significative sfide operative presentate.

Semiconduttori auto e crisi dell’offerta

Da allora la crisi dei chip è stata ulteriormente aggravata dalla saturazione delle catene di approvvigionamento, che hanno colpito le allocazioni dei produttori a un livello tale da impedire loro di raggiungere la domanda eccezionale dal 2020.

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina continua a ostacolare gli sforzi per mitigare la volatilità del mercato. La sovranità tecnologica è emersa come obiettivo chiave per Stati Uniti, Cina ed Europa, e lo stoccaggio di semiconduttori visto lo scorso anno, seguito dalla scarsità di fornitura nel 2021 finora, serve solo a marcare questo punto di vista.

Con il rischio reale di una completa biforcazione dell’industria tra la Cina e il resto del mondo – guidata dagli Stati Uniti – ci sono acque complesse da navigare, sia che si decida di giocare in un mercato o di tentare di cavalcarli entrambi. Con l’importanza strategica della sovranità digitale in primo piano per i paesi europei, che dà luogo alla volontà di investire, il ruolo dei produttori europei di semiconduttori in questo panorama in evoluzione sarà uno da guardare mentre le capacità vengono rafforzate e vengono costruite alleanze per contrastare l’emergente globale Diviso.

Semiconduttori auto – nessuno è salvo

E nessuno si è salvato: negli ultimi mesi non solo in America, ma anche in Europa, Cina e persino Giappone sono stati annunciati rallentamenti o sospensioni della produzione. Pochi giorni fa Pat Gelsinger, Ceo del colosso Usa dei semiconduttori Intel, ha detto al Wall Street Journal che la situazione rimarrà grave per almeno altri due anni e “finché non si costruiranno nuove fabbriche”, cosa che comunque richiede enormi investimenti.

Proprio Intel investirà 20 miliardi di dollari per costruire due nuove fabbriche in Arizona, mentre l’amministrazione Biden ha promesso di investirne 50 per rafforzare l’intera industria del silicio e recuperare il terreno perduto rispetto ai produttori asiatici. Del resto, le nuove fabbriche servono: oltre che per rafforzare la supply chain dell’industria automotive, per andare incontro alle mutate esigenze dei costruttori, ridefinite dalla rivoluzione tecnologica che sta cambiando il concetto stesso di automobile.

Elettrificate e sempre più connesse, le stesse già ora hanno bisogno di migliaia di chip per far funzionare qualsiasi cosa, dall’infotainment ai sistemi di guida assistita ADAS. Figuriamoci nel prossimo futuro, entro dieci o venti anni, quando da smartphone su ruote le auto passeranno ad essere veri e propri robot indipendenti, guidati da potenti intelligenze artificiali.

A quanto ammonta il danno?

A livello globale nel 2021 la perdita di veicoli non prodotti ammonterà in 3,9 milioni, e in chip costerà all’industria automobilistica 110 miliardi di dollari solo nel 2021, con una stima che vede al rialzo dell’81,5% la già drammatica previsione di gennaio, quando le perdite potenziali derivanti dal taglio della produzione erano state stimate in 60,6 miliardi di dollari.

 

 

 

Redazione Fleetime

 

 

 

Fonte press AlixPartners